Django
Nato in un carrozzone zingaro a un crocevia in Belgio, Django Reinhardt, nonostante una mutilazione alla mano sinistra sofferta da ragazzo, diventa in pochi anni uno dei più famosi jazzisti europei, guadagnandosi l'apprezzamento dei protagonisti del jazz d'oltreoceano, da Armstrong a Ellington. La sua personalità era geniale, lirica e imprevedibile: vestiva con gli abiti più alla moda, era capace di ottenere compensi enormi e di spenderli alla stessa velocità con cui li guadagnava; ospite regolare dei più eleganti alberghi d'Europa, la sua vera dimora restava il carrozzone nel villaggio manouche. Il suo stile ha rivoluzionato la tecnica della chitarra jazz per sempre. Di lui Michael Dregni fornisce il ritratto definitivo, non solo tratteggiando la sua colorita biografia, ma inserendola in un'ampia narrazione della cultura zingara e dell'ambiente musicale parigino dell'epoca; getta inoltre nuova luce sulla sua maestria tecnica e musicale, esaminando nel dettaglio le molteplici forme cui Django ha applicato il suo genio, dalla musette al jazz hot, e rievocando gli incontri che hanno segnato il suo percorso artistico, primo fra tutti quello con l'amico fraterno Stéphane Grappelli, senza dimenticare gli altri chitarristi manouche con cui amava suonare; completa quindi il libro una breve storia del gypsy jazz dopo la scomparsa del grande maestro. Oltre a chiarire molte circostanze storiche, Dregni ci fa così scoprire nuovi aspetti dell'arte e della vita di Django, descrivendo con grande abilità e gusto della narrazione il suo jazz dalle tinte uniche
e indimenticabili.