Fuad era morto di paura (lettura)

Fuad era morto di paura (lettura)

Ecco l'incipit de I lupi arrivano col freddo di Sofia Gallo. Azione, velocità di scrittura, quasi la sceneggiatura di un film. Buona lettura!

 

FuadFuad era morto di paura. La mano gli tremava e non riusciva a staccare il dito dal grilletto del fucile. Aveva tirato un solo colpo e aveva preso di mira le stupide penne di una stupida gallina. Giù nel cortile della vicina. Come mai aveva sentito un urlo così forte?

Se ne stava appollaiato sul tetto piatto della casa, imbracciando il fucile da caccia, immobile come se le gambe fossero divenute pesanti, paralizzate da qualche strana e nefasta magia.

Poi un urlo più straziante e più lungo, quasi l’ululato di un lupo, uscito dalla gola di una donna grassa, con il velo annodato alla bell’e meglio in testa, lo colpì come una lancia scagliata nel petto e Fuad di colpo si mosse.

Una lampadina gli si accese nel cervello e gli suggerì che era meglio darsela a gambe.

Era l’unica cosa che potesse fare, e alla svelta. Sentì i passi di qualcuno che saliva la scale. Venivano a cercarlo. Ma lui non aveva fatto niente. Il suo colpo era diretto alla gallina che becchettava inquieta in cortile provocando la sua acquolina, perché non è che avesse mangiato chissà che negli ultimi tempi… poi da un angolo buio, zeppo di cassette accatastate alla rinfusa, di legna da ardere, di bombole del gas vuote e altro ciarpame, era sbucato un bambino.

Quattro passetti di corsa e si era accasciato a terra. Di sicuro per un colpo partito da un altro fucile. Non dal suo. Lui non ammazzava i bambini del vicinato. Fuad aveva la testa in una nuvola di pensieri arruff ati. Non era più solo lui a essere lì sul tetto, c’era anche la sua controfi gura: un orribile, spietato assassino di bambini innocenti. E come assassino doveva scappare.

Abbandonò il fucile, scattò in piedi, spiccò un salto e atterrò sul tetto imbiancato di fresco della casa vicina, e di tetto in tetto si volatilizzò più veloce di un fulmine. Conosceva i tetti della baraccopoli di Diyarbakır come i brufoli di suo fratello Rejep, più grande di lui di quindici anni, quello che si era unito ai guerriglieri curdi e, prima di scappare tra le montagne, gli aveva consegnato il fucile perché lo custodisse. Rejep se ne stava imboscato chissà dove e la polizia turca gli dava invano la caccia. Da un pezzo.

Per Fuad ci voleva poco a capire che si era cacciato in un bel guaio.