«Non spetta a te e ai tuoi amici occuparvi delle persone che attraversano il confine, soprattutto se non ne hanno diritto», la interrompo. «È più complicato di così, Jeanne».

Jeanne ha diciassette anni e il cuore deluso da un amore ormai al capolinea. Per le vacanze di Ognissanti, la madre ha deciso di mandarla a prendere una boccata d’aria dalla zia che vive a Saorge, un paesino di montagna al confine tra la Francia e l’Italia. Una ragazza come Jeanne, che conosce solo la vita di città, fatta di chiacchiere in chat con le amiche e giri in skateboard, in quella località sperduta e senza campo si sente completamente fuori posto. Finché non scopre qual è l’attività che occupa le giornate di sua zia Miette: fa parte di un’associazione di “aiutanti”, persone che danno una mano ai migranti in situazioni di difficoltà. In molti, infatti, attraversano la valle diretti ai passi alpini, per proseguire con il loro difficilissimo viaggio. Chi li aiuta, anche solo con un passaggio in auto nel paese vicino, corre il rischio di essere fermato e trattenuto dalle forze dell’ordine.
Jeanne non aveva mai pensato alla solidarietà come qualcosa di così pratico e concreto. Tantomeno come un potenziale reato. Così dopo un’iniziale diffidenza, si lascerà coinvolgere dalla comunità della valle, rimboccandosi le maniche in prima persona. E aprendo il cuore a quegli incontri che, inaspettatamente, ti cambiano la vita.