Tutte le mie preghiere guardano verso ovest
New York. La città dalle mille luci e dai mille sapori, che alcuni nutre e altri affama.
Questo è il racconto di un allegro smarrirsi, boccone dopo boccone, nella condivisione come nella solitudine, tra cucine che parlano tutte le lingue del mondo.
Alla ricerca del sapore della libertà.
"Io al diner ci vado per l’hamburger e lo voglio così: con pomodoro, lattuga e cipolla, la senape e non il ketchup, doppio strato di monterey jack, un cetriolo in salamoia accanto, contorno di patatine. Le patate mi ricordano di essere nelle strade degli irlandesi; il cetriolo che New York è una città ebraica; il cheddar che qui gli italiani non sono mai riusciti a importare del buon formaggio. E poi la carne, naturalmente: la carne è l’America. Per questo deve grondare sangue. O come dettava il ramponiere Stubb al cuoco del Pequod in Moby Dick: “con una mano tieni il filetto di balena, con l’altra gli mostri un carbone acceso, e fatto questo lo puoi servire”.
La cameriera annuisce e segna sul taccuino. Poi mi lascia ad aspettare il mio hamburger davanti alla finestra: fuori c’è aria di pioggia, una ragazza passa con un cane, e da dove mi trovo adesso – a New York e nella vita – l’est è un ricordo da gettarsi alle spalle, tutte le mie preghiere guardano verso ovest." (Paolo Cognetti)