L'irruzione del PUNK
Metà dei Settanta, la Swinging London è ormai un ricordo e sulla scena fa irruzione il Punk. Sconcerto, irritazione, fastidio di alcune case discografiche, ma soprattutto una grande spinta all'emulazione da parte dei ragazzini. Attraverso le testimonianze dei protagonisti, Barry Miles restituisce il sapore di quegli anni folgoranti. Ecco un estratto del capitolo dedicato al Punk di London Calling.
Anche se i Pistols singolarmente non erano impegnati politicamente, trasmettevano un messaggio politico con il comportamento – spesso studiato ad arte – e con le canzoni, e molti altri gruppi e fan ne erano molto influenzati.
Cambiarono la vita di parecchie persone, come fece il movimento punk nel suo complesso. Malcolm McLaren:
Non davo peso al fatto che stavo gestendo un gruppo rock’n’roll. Mi ritenevo più che altro una persona estremamente preoccupata di mandare su tutte le furie quanta più gente possibile, con la speranza di creare un atteggiamento sociale in qualche modo diverso alla vita dei ragazzi. Di dar loro la possibilità di comprendere che erano importanti e offrire una modalità critica in cui potessero incanalare le proprie energie.
Perciò in tutta la Gran Bretagna c’erano ragazzini che scrivevano ‘anarchia’ sulle loro magliette e modificavano le vecchie giacche delle divise scolastiche. Gruppi musicali come gli Adverts si vantavano di prendere i vestiti usati dai negozi di beneficienza e rimaneggiarli per creare classici del punk. McLaren teneva gli occhi aperti per non lasciarsi sfuggire le nuove tendenze nate sulla strada, che avrebbe potuto copiare e commercializzare.
Il punk creò qualche perplessità nelle etichette discografiche; anche se i gruppi attiravano grandi folle, ai talent scout bastava ascoltarli suonare qualche secondo per capire che quel livello di energia non poteva essere riprodotto in studio, e che senza quell’energia la maggior parte dei gruppi non erano niente: nessuno era capace di suonare sul serio, e in studio le carenze sarebbero apparse ancor peggiori.
Per quanto concerne l’energia, poi, non ci voleva molto a riconoscere che in gran parte era indotta chimicamente: di certo non era l’energia tipica della gioventù, ma piuttosto il classico comportamento di chi aveva assunto quantità colossali di anfetamine. Lo speed era la droga d’elezione dei punk, e ce n’era parecchio. Questi erano i motivi per cui le etichette discografiche erano restie a mettere sotto contratto i gruppi; la maggior parte di loro non sarebbero mai andati in onda alla bbc, così tradizionale. Chi avrebbero dovuto scegliere e lanciare sul mercato e chi no? Da questo versante il punk certamente mise alla prova il capitalismo: in un movimento faida-te non ci sono merci.
Il lato anarchico di McLaren celebrava questo aspetto, ma lui aveva tra le mani uno dei pochi gruppi musicalmente dotati, e qualche volta Johnny Rotten rischiava perfino di tirar fuori un ricco timbro tenorile irlandese. McLaren ha detto a Paul Taylor:
Il punk rock era invendibile […] Troppo legato al fai-da-te. Non appena ottieni una forza fai-da-te, là fuori, generi altri cinquemila gruppi. Ma l’industria discografica non vuole cinquemila gruppi. Ne vuole uno solo. Un gruppo è più gestibile. È un dittatore che impone cultura, non sono cinquemila. A loro non piace l’idea socialista secondo cui possono farlo tutti.
Il modo di pensare dei punk inoltre andava contro la mercificazione. “A noi non interessa la musica, ma il caos” dichiarò Paul Cook a Neil Spencer di «nme», un’idea per cui la gente di strutture come la BBC esitava parecchio a lasciarsi coinvolgere. John Peel, che in seguito sarebbe diventato famoso come promoter di oscuri gruppi punk, non registrò mai una delle sue famose Peel sessions con i Sex Pistols o i Clash. Per quanto riguardava i Pistols, era convinto che il gruppo avesse declinato l’offerta, mentre in realtà il suo produttore, John Walters, aveva ritenuto di non poter infliggere una band tanto indisciplinata ai raffinati tecnici della BBC. Con i Clash si era semplicemente trattato di mancanza di professionalità da parte loro. Peel annotò nel suo diario:
Effettivamente riuscirono a registrare le basi, ma poi erano così fuori di testa che non ce la fecero a fi nire, e decisero che l’attrezzatura della bbc non era abbastanza valida. Uno di quei casi in cui ti chiedi: come discutere, se c’è un tale livello di idiozia? Un atteggiamento non esattamente punk, ho pensato.
Date le circostanze, il punk rappresentava una vera e propria sfida per gli uomini del marketing, ma costoro risposero con la consueta abilità: vinili colorati, dischi di forme curiose, copertine fotografi che, singoli in edizione limitata, remix su supporto a 12 pollici; anche se ogni gruppo aveva un mercato piuttosto esiguo, si vendeva lo stesso prodotto in tante forme quante i dipartimenti commerciali riuscivano a inventarne. L’altra maniera per vendere dischi era di attirare la maggior pubblicità possibile sul gruppo in questione.
Barry Miles
dal capitolo XXVIII "Punk"
di London Calling
© EDT 2012