Mahler, l'esordio di un senza patria
Mahler è insieme ebreo e austriaco. Va da sé che la sua infanzia, sempre sul punto di riaffiorare in una vita dove costantemente si affiancano il martire e il tiranno, deve farsi carico molto presto di un pesante passato. Di secolo in secolo gli ebrei dell'impero d'Austria sono stati vittime, come in tutta Europa, di sempre nuove costrizioni che i fin troppo rari periodi di tolleranza non possono compensare. Quando Mahler nasce, tuttavia, il 7 luglio 1860 a Kalischt (Kaliště ) presso Iglau (Jihlava), il regno di Francesco Giuseppe è attraversato da una fase di relativa libertà.
Mahler ha sette anni quando viene proclamata l'emancipazione definitiva degli ebrei. La sua infanzia austriaca al confine tra Boemia e Moravia, culla dell'agitazione nazionalista ceca, non è priva di conflitti, poiché gli ebrei si sono elevati a ferventi difensori della lingua e della cultura tedesca. Rappresenta quindi, già di per sé, un isolamento, una solitudine che in seguito porterà Mahler ad affermare: «Sono tre volte senza patria: un boemo tra gli austriaci, un austriaco tra i tedeschi e un ebreo tra i popoli di tutto il mondo». A quel tempo Mahler è un nome piuttosto comune, e nella regione le famiglie che lo portano sono numerose. Il nonno, Simon Mahler (1793-1865), sfugge alla condizione di ebreo errante nel 1850, quando viene legalizzato il suo matrimonio (contratto nel 1826) con Maria Bondy, figlia del gestore di un'osteria e distilleria a Kalischt; entra dunque a far parte del ristretto numero di famiglie ebree ammesse in ogni quartiere ed esercita la professione di "distillatore".
Essendo interdetto agli ebrei l'accesso alle grandi città, tutti i figli di Simon risiederanno in villaggi o piccoli borghi; e dal momento che il commercio e la gestione di un'osteria rientrano tra le poche professioni loro concesse, gestiranno drogherie, profumerie, cantine o mercerie, come quella che Simon apre a Deutsch-Brod (Havlíčkův Brod) dopo avere lasciato Kalischt nel 1860. Bernhard, il padre di Mahler, nato nel 1827, sale a poco a poco i gradini di una scala sociale inevitabilmente limitata: da carrettiere diventa commesso, poi artigiano, precettore e infine proprietario di un modesto caffè-trattoria.
Quando questo piccolo borghese valuta l'idea di sposarsi, si volge a un buon partito: Maria Hermann, una delle figlie di un fabbricante di sapone di Ledetsch (Ledeč nad Sázavou), Abraham Hermann (1807-1868). Dopo la cerimonia, che ha luogo il 18 febbraio 1857, i due sposi rientrano a Kalischt sistemandosi nella dimora piuttosto agiata che ospita la trattoria di Bernhard. Secondo un articolo apparso nel 1923 su un giornale viennese a opera di Adolf Fidelly, nipote della coppia, Maria, che dovrà sopportare quattordici maternità, è «una mater dolorosa che il destino ha reso un modello di rassegnazione silenziosa», tanto quanto Bernhard è un «vero tiranno domestico, cupo e spesso cavilloso, sempre difficile da accontentare».
Così difficile da accontentare che fa di tutto per lasciare Kalischt, le sue sessanta case e i suoi cinquecento abitanti; alla fine del 1860 ottiene finalmente il diritto di cambiare residenza e si trasferisce con tutta la famiglia a trentacinque chilometri di distanza, a Iglau, terza città della Moravia, che conta all'epoca 25.000 anime.
I Mahler hanno a quel tempo due figli (Isidor e Gustav), ma ne arriveranno altri dodici di lì al 1879: in tutto tre femmine e undici maschi, di cui sette moriranno prima di compiere due anni. Oltre a Gustav vivranno più a lungo: Ernst (1861-1874), Leopoldine (1863-1889), Louis o Alois (1867-192?), Justine (1868-1938), Otto (1873-1895), Emma (1875-1933). La prima casa che Bernhard Mahler affitta, al suo arrivo, ha dimensioni relativamente modeste, ma la seconda, che acquisterà nel 1872 al numero 264 della Pirnitzergasse, è una dimora spaziosa e confortevole; nella prima Gustav trascorre l'infanzia, rivelando precocemente le sue doti musicali, mentre l'osteria-distilleria del padre continua a prosperare.
La situazione geografica singolare di Iglau, città industriale e mercato di lingua tedesca circondata da villaggi cechi, spiega come il giovane Mahler abbia presto udito e memorizzato un gran numero di racconti, ninnananne, canti e danze popolari appartenenti alle due culture, tra cui la storia intitolata Das klagende Lied, che gli raccontava la balia del vicino Theodor Fischer, sulla quale baserà in seguito la sua prima opera importante. Queste "impressioni di gioventù", citando un'espressione di Richard Specht, il suo primo biografo, sono anche il risultato dell'incontro con i "böhmische Musikanten", gruppi di musicisti itineranti, e insieme delle danze popolari udite durante i matrimoni, dei segnali e delle marce militari della vicina caserma, e infine delle musiche di banda sentite nei giorni di festa o ai funerali.
Tutte queste musiche, gravi e leggere, nostalgiche e militaresche, riemergeranno dall'inconscio per confluire nei primi Lieder - influenzati dal folklore boemo - e poi nelle sinfonie e nei Lieder della maturità. Quando ha circa quattro anni, Gustav trascorre alcuni giorni a casa dei nonni a Ledetsch; nella soffitta trova un pianoforte che il nonno, colpito dal modo in cui il bambino vi suona alcune melodie, si premura di far trasportare a Iglau. Benché sognatore e timido, il bambino rivela fin da piccolo una straordinaria capacità di applicarsi allo studio della musica, che intraprende forse sotto l'influenza della zia Franziska Mahler. A sei anni il giovane Gustav si esibisce per la prima volta, e in pochi anni sono almeno cinque i professori che gli insegnano il pianoforte, la teoria e l'armonia. Incoraggiato e gratificato dai genitori, Mahler comincia a comporre alla stessa età di sei anni.
Molto presto (si dice che non avesse più di sette, otto anni...) gli vengono affidati dei bambini come allievi, ma i suoi metodi pedagogici, in particolare gli schiaffi che distribuisce generosamente, non lo rendono popolare tra i genitori dei suoi studenti. [...] La violenza del piccolo maestro è forse il riflesso dell'intransigenza e della brutalità di cui Bernhard Mahler dà prova nella sua casa. Molto tempo dopo il compositore racconterà a Sigmund Freud quanto fosse stato traumatizzato da una lite violenta scoppiata tra i suoi genitori; fuggito per strada, vi udì un musicista suonare una melodia popolare: così spiega a Freud l'irruzione delle canzoni di strada nella sua musica, nei momenti più intensi e carichi d'emozione. Bernhard Mahler è molto attento all'istruzione scolastica del figlio: lo iscrive alla scuola primaria e in seguito al Gymnasium tedesco di Iglau; Gustav contemporaneamente frequenta la classe di musica e i corsi privati di Franz Sturm.
Nell'ottobre del 1870, quando ha poco più di dieci anni, il giovane Mahler dà il primo vero concerto, di cui il giornale cittadino «Der Vermittler » scrive in questi termini: «Il successo che il futuro virtuoso ha ottenuto presso gli ascoltatori è stato grande, e lo sarebbe stato ancora di più se al suo bel talento si fosse accompagnato uno strumento della stessa qualità». [...] Ciò nonostante, la tristezza e il dolore per la morte del fratello minore Ernst, più giovane di un solo anno, fanno sì che nella primavera del 1874 Gustav abbandoni per sempre il mondo dell'infanzia. Molto presto, a questa prima dolorosa separazione segue la partenza per Vienna e cominciano in quel momento gli anni di conservatorio, primo passo nell'arduo cammino verso la gloria.