La nascita delle ferrovie americane
Gli Stati Uniti, paese sterminato e in pieno sviluppo, accolsero con entusiasmo le strade ferrate. Buona parte del nostro immaginario sulle ferrovie è nata in America, con quei ponti pericolosi retti solo da tralicci, enormi locomotive con i fumaioli a bulbo, vagabondi che saltano sui treni merci, carrozze sotto il fuoco di banditi a cavallo e le piccole città dell’ovest in attesa che arrivi il Cavallo di Ferro.
Oggi è difficile immaginare che gli Stati Uniti furono il paese in cui l’avvento della ferrovia nel XIX secolo esercitò la maggiore influenza, sia nella nascita della nazione sia nel suo sviluppo economico. In parole povere, senza la ferrovia gli Stati Uniti non sarebbero mai divenuti gli Stati Uniti d’America. Eppure, visto l’amore viscerale degli americani per le automobili e gli aerei, il ruolo delle ferrovie è rimasto spesso escluso dalla storia nazionale, e perfino oggi si tende a ignorare l’importanza delle strade ferrate nello spostamento delle merci in un territorio così vasto.
Viste le dimensioni e la crescita economica, gli Stati Uniti rappresentavano ovviamente un terreno così fertile per lo sviluppo ferroviario da rendere inevitabile il fatto che la giovane nazione presto avrebbe vantato più chilometri di rotaie di tutto il resto del mondo messo assieme. L’importanza delle strade ferrate, mai venuta meno, può essere dimostrata dal fatto che, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, la rete ferroviaria degli Stati Uniti rappresentava ancora un terzo di tutte le ferrovie del mondo, il sistema di gran lunga più sviluppato.
Le ferrovie americane si differenziano nettamente da quelle britanniche ed europee, e non solo perché sulla sponda occidentale dell’Atlantico vengono chiamate railroads. Come rileva A.F. Garnett nel suo libro Steel Wheels, “la differenza può riassumersi in una sola parola: dimensioni”. Il termine non si riferisce solo alle enormi distanze coperte dalle ferrovie americane, che collegano i due oceani con tre diverse linee e uniscono il Canada agli stati del sud e del sud-ovest con numerose railroads. Né la parola vuole descrivere imprese ferroviarie strabilianti, come il superamento di grandi barriere naturali quali le catene degli Appalachi e delle Montagne Rocciose o di ampi corsi d’acqua come il Mississippi o l’Ohio. Il termine ‘dimensioni’, infatti, include anche il fatto che i treni americani erano più grandi, più alti, più lunghi e più pesanti di quelli europei, ed è per questo che nelle fotografie appaiono così impressionanti. Benché i treni americani abbiano lo stesso scartamento standard dell’Europa, di 1435 mm, essi raggiungono un’altezza massima di 4724 mm, vale a dire quasi un metro in più dell’altezza massima dei treni britannici, che è di 3860 mm. Inoltre, poiché vi sono pochi cavalcavia che attraversano le ferrovie, possono comodamente viaggiare anche treni passeggeri a due piani e, cosa forse più importante, questo spazio ulteriore in altezza permette di portare anche interi autocarri direttamente sul piano di carico o di impilare i container uno sull’altro.
Le ferrovie americane, infine, come vedremo tra poco, sono diverse per dimensioni anche sotto un altro aspetto: lo stesso impulso a realizzare le railroads, insieme agli interessi legati allo sviluppo ferroviario e spesso al mondo della criminalità e dei traffici loschi, si rivelò infatti più grande e più forte che in ogni altro paese.
Christian Wolmar
Sangue, ferro e oro
dal capitolo IV, "Lo stile americano"