Forme dell'addio
La musica di Gustav Mahler gode di una popolarità senza paragoni nel mondo della musica classica primo novecentesca; alla sua estetica è spesso legata l’idea della fine di un’epoca, dell’estrema malinconia per un mondo in dissoluzione. Nel caso delle ultime Sinfonie, a questo carattere si aggiunge la deformazione che spesso è applicata alle opere estreme degli artisti scomparsi prematuramente, e cioè quella del presagio. Eppure, l’ascolto attento e scevro da pregiudizi delle ultime sinfonie di Mahler dimostra una straordinaria forza creativa, una volontà innovatrice e una ricerca sonora che poco si concilia con queste idee di caducità e di morte. Ciò che, in questo denso e rivoluzionario saggio, Ernesto Napolitano dimostra, è che sotteso alla musica di Mahler, specialmente a partire dalla Settima, sussiste, sì, un commiato, ma di tutt’altro tenore e di tutt’altra importanza artistica. L’enorme sforzo creativo degli ultimi anni, quello che porterà alle ultime tre sinfonie, al torso della decima, e al grande affresco del Canto della terra è il personale addio di Mahler nei confronti della poetica romantica che aveva caratterizzato le prime sinfonie e i Lieder, quella legata al mondo del Corno magico del fanciullo; un addio a Nietzsche, alla tematica del viandante, e a tutto quell’immaginario poetico che aveva segnato la sua sintesi finale del romanticismo tedesco. Il commiato è dunque quello, pieno di vitalità creativa, che lo porta a inoltrarsi nel mondo della modernità, della nuova astrazione e, in una parola, al cuore del secolo appena cominciato.