Il Bacio della Sfinge
All'inizio del Novecento, in un'Italia percorsa da profonde inquietudini, nasce il sogno dannunziano di un teatro nuovo. Tragico, di potente originalità, insofferente dei limiti del dramma naturalistico borghese ottocentesco e aperto alle esperienze europee: un teatro totale in cui sarebbero confluite anche le altre "arti sorelle".
In questo clima, dopo le collaborazioni con Franchetti e Mascagni, si afferma il sodalizio tra il drammaturgo e Pizzetti, con la trasposizione di Fedra dalla parola al canto.
Come riuscì questo giovane e sconosciuto compositore a legare il proprio nome a quello dell'Imaginifico? Quali le peculiarità del linguaggio musicale pizzettiano che commossero D'Annunzio? Quale rapporto si instaura tra musica e libretto? Quali le affinità e quali le differenze tra le convinzioni drammaturgiche ed etiche del poeta e del compositore?
Per cercare di rispondere a queste domande i due giovani autori hanno consultato ogni fonte disponibile, sforzandosi di inquadrare l'opera di Pizzetti nell'acceso clima culturale dell'epoca, riuscendo a illuminarne alcuni aspetti controversi e tentando anche di alimentare il dibattito intorno alla "generazione dell'ottanta" con la proposta di nuovi stimoli e interrogativi.
Completa il volume - primo di una collana promossa dall'Istituto Nazionale Tostiano di Ortona - l'edizione critica del libretto che, per la prima volta, include anche i testimoni musicali.