Lettere dall'India
Prima Bombay, la "metropoli ospitale", Goa, visitata sull'atlante "cento volte con la matita, durante le interminabili lezioni di matematica", e Golconda, la "meraviglia dell'Asia", che dà "la sofferenza e la voluttà dell'incubo"; poi, proseguendo verso la cuna del mondo, Agra e il Tai-Mahal, "poema marmoreo di Amore e di Morte", Giaipur, "città della favola", tutta "color di rosa per compiacere il gusto di un Re", e, infine, Benares, splendente "sulla riva del Fiume-Dio": questo, a grandi tappe, l'itinerario del viaggio in Oriente che Gozzano, malati di tisi, intraprese nel 1912, nel tentativo di riguadagnare la salute, e ricostruì in una serie di articoli - apparsi tra il '14 e il '16 sul quotidiano "La Stampa" e su vari periodici - poi raccolti in un volume postumo. Sospese fra notazioni personali ed echi letterari di scrittori coevi, le Lettere sono una "anomalia" poco conosciuta della produzione gozzaniana: esempi di virtuosismo giornalistico, cesellate con stile squisito, raccontano un'esperienza esotica in cui il poeta delle buone piccole cose, il cantore del mondo di provincia, a contatto con una civiltà abissalmente diversa, non perde la sua malinconica ironia, ma la arricchisce con una più ampia e intensa riflessione esistenziale.