Martyn Pig
Martyn Pig ha quindici anni e odia il suo nome. È imbarazzante, umiliante, una calamita per gli insulti. Prova lo stesso odio anche per colui che ha avuto la grande idea di chiamarlo così: suo padre. Quell’uomo è sempre ubriaco, non si occupa né del figlio né della casa e trascina chiunque gli si avvicini in un gorgo di squallore. Una sera, però, la loro vita così piatta e grigia sfocia nella tragedia: durante un banale litigio, il padre sbatte con la testa contro il caminetto e cade a terra. Morto.
Martyn non sa che fare. Chiamare la polizia è fuori questione: è stato un incidente ma i sospetti ricadrebbero su di lui, i servizi sociali verrebbero a prenderlo e finirebbe in prigione, o peggio in custodia dall’odiosa zia Jean. E poi c’è quell’assegno da 30.000 sterline ancora da incassare, il lascito di una lontana parente che permetterebbe a Martyn di voltare pagina. L’unica persona con cui può confidarsi è l’amica e vicina di casa, Alex, una ragazza di due anni più grande che sogna di fare l’attrice. Peccato che né lei né il suo ragazzo siano davvero persone di cui ci si può fidare.
La trama continua ad avvilupparsi in un crescendo di tensione e di grottesco humor nero, in cui il lettore si trova invischiato come in un film di Guy Ritchie. E più le cose si complicano, più i concetti di giusto e sbagliato, bene e male si mescolano, confondendo i loro confini.
Martyn Pig è una storia essenziale, cruda ed estremamente diretta. Tutto ciò che i lettori amano nella scrittura di Kevin Brooks è già presente nella sua quintessenza in questo esordio. È un libro che ha lasciato a bocca aperta una generazione di lettori e che ha fatto conoscere a tutto il mondo un autore eccezionale; un romanzo che resiste al passare del tempo senza perdere un grammo del suo fascino.