Quei più modesti romanzi
Se è vero che, come ha scritto Giacomo Debenedetti, i libretti d'opera sono "grossi garbugli" che "devono funzionare come macchine", è dunque possibile inventariare i loro ingranaggi, vedere se il montaggio obbedisce a leggi determinate e formulare, con sufficiente precisione, queste leggi eventuali? Tutto ciò ricordando che essi si sottraggono a ogni valutazione puramente letteraria e che, come Verdi continuamente ci ricorda, la loro "bellezza" dipende dalla loro "musicabilità", e ogni giudizio può e deve basarsi solo su criteri funzionali. Nasce da un interrogativo che suona quasi come una sfida uno dei più importanti e originali studi sul libretto d'opera ottocentesco, riproposto oggi in edizione rinnovata. Partendo dalle regole elementari del gioco (il canovaccio fornito dalla rigorosa e formalizzata tipologia delle voci), attraverso l'uso di tutti gli strumenti della linguistica e della semiotica, Lavagetto analizza il corpus dei libretti verdiani alla ricerca delle loro costanti strutturali e linguistiche. Se la ricerca di una sorta di "archilibretto" dal quale tutti gli altri possano derivare si infrange contro la ricchissima arte combinatoria messa in atto dalle trame dei melodrammi verdiani, questo lavoro di scavo nella morfologia del libretto conduce il lettore in un viaggio attraverso i fondamenti della drammaturgia musicale romantica, con fecondi approdi di carattere linguistico, sociologico e storico, portando inoltre in piena luce quei profondi e condivisi codici morali, culturali e spettacolari il cui rispetto è alla base del successo di ogni melodramma.