Lettura: Mozart promotore di se stesso
Dicembre 1787: l'imperatore Giuseppe II nomina W.A. Mozart Kammermusikus di S. M. Il compositore è fiero del nuovo titolo e cerca di darne la maggior risonanza possibile attraverso l'unica forma di comunicazione che egli sia in grado di controllare pienamente: la musica. Inizia così il terzo capitolo di Mozart sulla soglia della fortuna. Ne proponiamo un estratto.
Il decreto imperiale per la nomina di Mozart, firmato dal conte Franz Xaver Wolfgang Orsini-Rosenberg, direttore generale per lo spettacolo (Generalspektakeldirektor), afferma:
Da Sua Maestà Apostolica, imperatore del Sacro Romano Impero, re di Ungheria e Boemia, arciduca d’Austria eccetera.
Il nostro grazioso sovrano, riguardo Wolfgang Mozart, graziosamente dispone: che è piacere di S. M. Apost[olica] I[mperiale] e R[eale] conferire al suddetto il grande onore della nomina a Kammermusikus di S. M., in considerazione delle sue conoscenze e abilità in campo musicale e dell’approvazione così guadagnata, e di ordinare graziosamente l’I. e R. Tesoro di assegnargli uno stipendio di ottocento fiorini all’anno, a decorrere dal 1° dicembre corrente anno. In ottemperanza a ciò la risoluzione imperiale è trasmessa al suddetto Wolfgang Mozart e il presente decreto dell’Ufficio del Gran Ciambellano stilato dietro ordine imperiale come garanzia.
Rosenberg. Pres. dell’Ufficio dell’I. e R. Gran Ciambellano. Vienna, 7 Dicembre 1787.
La nomina imperiale fu senza dubbio l’evento più importante nella vita di Mozart dopo il suo trasferimento da Salisburgo a Vienna. Per il compositore la capitale dell’impero era il posto ideale in cui lavorare, come scrisse al padre il 4 aprile 1781, poco dopo il suo arrivo in città: «Le assicuro che per il mio mestiere questo è il miglior posto del mondo». Un anno dopo, Mozart mitigò un poco questo giudizio, dimostrandosi però sempre molto sicuro di sé: «I signori viennesi (ma penso soprattutto all’imperatore) non devono ritenere ch’io viva solo per Vienna. Non c’è monarca al mondo che io serva più volentieri dell’imperatore, ma non intendo mendicare nessun posto». E così non fece mai, per quel che ci è dato sapere, ma quando gli fu offerto un incarico a corte si adoperò subito per diffondere la notizia il più in fretta e il più lontano possibile.
Nessun quotidiano o comunicato ufficiale, però, annunciò la sua entrata a corte e persino la sorella, a Salisburgo, apprese la novità in una lettera del 19 dicembre. Turbato o no dalla mancanza di annunci ufficiali, Mozart si fece carico personalmente di questo problema di pubbliche relazioni, intervenendo con l’unico mezzo di comunicazione che poteva controllare: la musica.
Il 3 gennaio 1788, aggiunse al suo catalogo tematico un « Allegro e Andante per pianoforte solo». Questi due movimenti, in fa maggiore e in si bemolle maggiore ( k533), erano le prime composizioni completate dopo la nomina imperiale ed erano destinati a una sonata in tre movimenti. Per l’ultimo movimento, però, Mozart riciclò un pezzo composto in precedenza, il Rond. in fa maggiore k494. Poi si precipitò dal suo editore, in modo che la sua nuova opera, la Sonata in fa maggiore k533, uscisse sul mercato entro la fine di gennaio (1788) o al massimo per i primi di febbraio. Il frontespizio annunciava la grande novità. Nella riga sotto il nome dell’autore c’era scritto: «au Service de sa Majesté I. et R.» (figura 3.1).
Più o meno nello stesso periodo, o poco dopo, apparve sul mercato un Fuga in do minore per due pianoforti, la k426, che ripeteva il medesimo annuncio, questa volta non in francese ma in italiano: «all’attuale Servizio di Sua Maesta J: ë R:» (figura 3.2). La pubblicazione quasi in contemporanea di queste due composizioni per tastiera con il medesimo editore, Hoffmeister di Vienna, non fu una coincidenza. I frontespizi dimostrano quanto Mozart fosse impaziente di annunciare al mondo della musica il suo nuovo rango imperiale. A corto di tempo, scelse di stampare due composizioni preesistenti, la k426 del 1783 e la k494 del 1786.
Dato che i brani per pianoforte godevano di una circolazione maggiore rispetto a tutti gli altri, Mozart sapeva che quella comunicazione autopromozionale, in francese e italiano, non solo avrebbe raggiunto il pubblico giusto, ma sarebbe stata disseminata in tutta Europa, al contrario di qualsiasi annuncio pubblicato su un quotidiano locale.
Per tutta la primavera del 1788, le sue pubblicazioni, gli annunci dei concerti e delle accademie in sottoscrizione, e le locandine delle opere, riportarono il nuovo titolo di Mozart, perlopiù nella forma di «Kapellmeister Mozart in wirkl. Diensten Sr. Majestät» (maestro di cappella Mozart all’attuale servizio di Sua Maestà), la qualifica che egli stesso preferiva e che avrebbe usato abitualmente per il resto della sua vita.
Ancora nell’agosto 1788, Mozart non poteva trattenersi dal riferire quel particolare alla sorella:
Sull’avviso, quando hanno rappresentato per la prima volta la mia opera Don Giovanni […] e su cui non era certo scritto molto, hanno messo: «La musica è del signor Mozart, maestro di cappella al servizio di Sua Maestà Reale».
Evidentemente la nomina imperiale significava molto per lui, dato che incrementava il suo prestigio al di là di Vienna e anche oltre i confini dell’impero. Di certo a Mozart non sarà sfuggito che Haydn, un compositore illustre e molto attivo nel cuore delle terre asburgiche, che aveva ventiquattro anni più di lui e che quindi era più vicino a Gluck per età, non potesse fregiarsi di un titolo simile al suo.