Prefazione di Joe Bastianich
The Italian Job. Ovvero: come la capitale mondiale del cibo rende onore al più mondiale dei cibi.
di Joe Bastianich
Sono cresciuto in una famiglia di immigrati ad Astoria, nel Queens, al terzo piano di un edificio in arenaria. Il nostro appartamento si trovava proprio accanto ai binari della sopraelevata e fuori dalla finestra posteriore c’era una di quelle palazzine di McDonald’s. Per me, italoamericano di prima generazione, gli hamburger rappresentavano una prelibatezza assoluta. E mentre per i miei amici si trattava probabilmente di cibo quotidiano, in casa mia, dov’ero allevato da ristoratori italiani che si guadagnavano da vivere grazie ai piatti della tradizione, gli hamburger proprio non esistevano.
La nonna portava me e mia sorella a mangiare lì in occasioni speciali. Il mio primo hamburger di McDonald’s fu gioia pura, il cibo più dolce e gustoso che avessi mai assaggiato, ed ebbi in tal modo la sensazione di far parte del sogno americano. Per me c’era anche un valore simbolico: se mangiavamo hamburger eravamo dei veri americani. Man mano che crescevo ho iniziato a mangiarne al Bay Terrace Pool Club, allo zoo del Bronx, a Coney Island, ma la mia storia d’amore ha avuto inizio la sera in cui ho mangiato il mio primo burger alla famosa Peter Luger Steak House di Brooklyn. Realizzato con i ritagli e gli scarti del saporito manzo frollato a secco che utilizzavano per le celebri bistecche, era succoso e ricco di aromi complessi. È stato un autentico attimo rivelatore: la scoperta del paradiso al prezzo di 4 dollari e 25.
Attualmente il mondo americano dell’hamburger di qualità è pieno di autorevoli esempi. Negli ultimi dieci anni, da cibo proletario servito in friggitoria si è trasformato in una delle voci maggiormente rivalutate nei menu dei bar e ristoranti più raffinati. E poiché l’Italia è probabilmente la capitale mondiale del buon cibo, perché non dovrebbe avercelo? Gli hamburger hanno piantato radici ben salde nel territorio della tradizione, da Borgogno a Bolzano. L’incontro della gastronomia classica e della carne – la cui scelta è quasi un’ossessione per gli americani – con i condimenti e i sapori italiani crea un felice connubio gastronomico. Indiscutibilmente. Grazie all’adozione italiana del maggior emigrante americano il futuro dell’hamburger sembra luminoso. Che si accompagni alla burrata, all’aceto balsamico o alla bresaola, l’Italia potrebbe essere l’unico posto in grado di rendere giustizia al nostro amato tesoro culinario americano.