Dicesi cantante
La questione rimane aperta e ossessiona la critica: che cos'è un cantante jazz? (o, più spesso: che cosa non è un cantante jazz?) Più di un acuto saggista è inciampato in questa domanda e ha finito per esporre le sue opinioni come se fossero fatti documentati, dimostrabili, scientifici. Uno, ad esempio, ha opinato - se non altro specificando: «alle mie orecchie» - Ella Fitzgerald e Anita O'Day non sono cantanti jazz, Edith Piaf sì. In un certo senso, arcano e sotterraneo, forse è anche una tesi sostenibile, ma perché una definizione così angusta? E perché si propongono categorie così restrittive per i cantanti ma non per gli strumentisti?
In parte ciò si spiega con la ben nota e scherzosa tesi secondo cui i cantanti, in campo sia eurocolto sia jazz, non sono "musicisti"; non di quelli buoni, in ogni caso. La battuta secondo cui il cantante ha la cassa di risonanza là dove dovrebbe trovarsi il cervello è vecchia e ben nota in tutto il mondo. I cantanti sono sospetti, specie se di successo. Tra i cantanti jazz e leggeri, il marchio d'infamia di Tin Pan Alley è un ostacolo quasi insormontabile verso l'accettazione da parte della critica più severa. E naturalmente Tin Pan Alley e il Brill Building, per decenni quartier generale degli affari della canzone, sono le sempiterne teste di turco dei critici jazz. Se ne deduce ipso facto, con autorità degna dei Dieci Comandamenti, che le canzoni sono "spazzatura", "puerili", "sciocche", "insipide", e che una decina di cantanti jazz eletti "trionfano sul repertorio" ogni volta, o quasi. È il luogo comune più diffuso della critica jazz, perché offre agli autori la meschina sicurezza di appartenere a un circolo virtuoso esclusivo i cui gusti in materia sono i più elevati e inattaccabili.
vviamente le cose non sono così semplici. La voce è non solo il più personale degli strumenti, ma ha per forza a che fare con un testo o - nel canto scat - con sillabe che comunque recano associazioni verbali astratte. E qui le personalità sono tanto numerose e varie quanto le persone che le esprimono. Già riconoscere questo semplice fatto ci solleverebbe da gran parte del pontificare in materia spacciato per critica.
A mio avviso non si tratta di un argomento così spinoso coem alcuni tra i commentatori più vociferanti vorrebbero far credere. Una definizione ragionevole di cantante jazz potrebbe comprendere i seguenti tratti: un cantante inventivo, capace di forgiarsi uno stile originale (non semplici manierismi); che sa improvvisare e improvvisa, anche se non è sempre obbligato a farlo; e che sa riplasmare il materiale ricavandone qualcosa di personale e individuale. In base a questa definizione, Sarah Vaughan, Billie Holiday, Mildred Bairley, Frank Sinatra, Peggy Lee, Nat King Cole, Anita O'Day, Fran Warren e Chris Connor vanno contati tra i cantanti jazz, sempre prescindendo dal chiedersi «quanto inventivo», «quanto valido», «quanto originale».
Gunther Schuller
Il jazz - L'era dello Swing - I grandi solisti
dal capitolo "Billie Holiday"