Iraq: una storia del presente
Gli ultimi 20 anni della storia irachena scorrono nelle pagine del libro che Thabit A.J. Abdullahdedica al paese nel quale è nato.
L'autore li ricostruisce con l'esattezza dello storico rigoroso e con la chiarezza della divulgazione informata e precisa. Abdullah racconta laprogressiva distruzione di quello che prima della dittatura di Saddam era considerato il più colto e dinamico tra i paesi emergenti. Allo stesso tempo si interroga sull'ipoteca che minaccia l'Iraq di oggi, in un paese percorso dalla violenza e minacciato dal fondamentalismo religioso.
Abbiamo chiesto a Thabit A J Abdullah di rispondere ad alcune domande, per introdurci alla lettura.
Quali sono gli interrogativi di fondo a cui il suo libro cerca di rispondere?
La domanda più importante alla quale il libro aspira a rispondere è: perché lo stato e la società dell'Iraq sono separati?
L'argomentazione conduce a mostrare che la causa principale non risiede nella cosiddetta "artificialità", ma piuttosto nell'inesorabile dissoluzione delle istituzioni sociali del paese avvenuta in più di 40 anni di regime fascista, sanzioni e guerra imperialista.
Che tipo di democrazia è oggi l'Iraq?
Oggi lo stato iracheno è fondamentalmente un penoso, spesso ingestibile insieme di elementi caratterizzati soprattutto dal settarismo e dalle spinte regionali. Il fatto che nessuno dei contendenti riesca a ottenere il monopolio del potere consente un po' di libertà di azione.
Dopo la monarchia, la rivoluzione e la dittatura, ritiene che l'attuale repubblica possa rappresentare nel lungo periodo una soluzione stabile?
La situazione politica attuale è seriamente compromessa. Ha molte connotazioni settarie, non attribuisce poteri sufficienti all'amministrazione centrale ed è ancora molto carente in settori essenziali per il governo del paese.
Ci sono rischi concreti di un'estensione delle difficoltà dell'Iraq di oggi ad altri paesi del Medio Oriente?
Il problema principale è dovuto all'aumento del flusso di rifugiati nei paesi confinanti. Inoltre, se il governo continuerà a indebolirsi, è probabile che gli stati confinanti aumentino la loro ingerenza nell'azione delle fazioni in campo, con il rischio di arrivare a un confronto diretto tra loro.