Nino Rota, uno sguardo oltre il cinema
Rocco e i suoi fratelli, La dolce vita, Il Gattopardo, Il padrino... aver scritto le colonne sonore di questi quattro film dovrebbe essere un viatico sufficiente per l'immortalità. Nella carriera di Nino Rota (1911-1979) si incontrano però anche ben altre avventure, ben altre forme di espressione musicale.
Ne dà conto il nuovo volume EDT | CIDIM Nino Rota. Un timido protagonista del Novecento musicale, dove l'aggettivo timido non indica tanto un tratto caratteriale, ma una consapevolezza della portata creativa del Maestro che sono in questi ultimi anni si è fatta strada, timidamente, presso un pubblico più vasto dei cosiddetti "addetti ai lavori".
Per introdurre il volume, frutto del convegno Nino Rota e Milano tenutosi il 2 e 3 dicembre 2011, proponiamo un estratto dalla Premessa di Francesco Lombardi.
I contributi presentati in questo volume sono frutto del convegno Nino Rota e Milano tenutosi il 3 dicembre del 2011, centenario della nascita del Maestro, presso l’Università Statale di Milano. Il convegno, organizzato dal Cidim – Comitato Nazionale Italiano Musica e dalla Fondazione Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, intendeva promuovere una riflessione sulla figura e l’opera del Maestro nella prospettiva di una sua storicizzazione, che la celebrazione del centenario ha avviato. In questa prospettiva, è risultato centrale il lavoro compiuto da quattro dei sei relatori, dedicato agli anni di formazione a partire dall’esordio precocissimo proprio a Milano, città natale di Rota, dove il Maestro si è anche laureato nel 1936.
Le altre due relazioni hanno affrontato attraverso un caso specifico di studio, l’opera I due timidi, e una carrellata sullo stato attuale della ricezione del teatro musicale rotiano, l’ambito della musica per il palcoscenico che è stata, fra i generi frequentati da Rota durante la sua intensa vita artistica, quello a cui ha dedicato le maggiori energie.
È stata volutamente tralasciata la musica per il cinema alla quale Rota deve la sua maggior popolarità. Una committenza, quella cinematografica, che ha generato in alcuni casi una sorta di annullamento del musicista nell’opera – la musica de Il Padrino – o nell’autore principale – il musicista di Fellini – consegnando Rota a un limbo dal quale solo ora sta uscendo, grazie a un maggiore equilibrio nella valutazione e nella ricezione di un catalogo fra i più corposi e variegati del Novecento musicale.