In Indocina con Norman Lewis
Un capolavoro della letteratura di viaggio di tutti i tempi. La descrizione del tramonto dell’Indocina e la fine del mondo coloniale in pagine di indimenticabile intensità.
Non esito a definire Norman Lewis uno dei più grandi scrittori, non di un particolare decennio, ma del nostro secolo - Graham Greene
Nel gennaio del 1950 Norman Lewis parte alla volta di Saigon per documentare il crollo del dominio coloniale francese in Indocina e quello che percepisce come il tramonto di un intero mondo di costumi, tradizioni e usanze.
Con l’eleganza e la sottile ironia che spingeranno Graham Greene a definirlo uno dei più grandi scrittori del Novecento, Lewis descrive i suoi incontri con personaggi dal fascino irripetibile: signori della guerra appassionati di fiori, il comandante delle truppe francesi che si abbandona all’oppio in una elegante fumeria di Phnom Pehn, l’ultimo imperatore del Vietnam, Bao Dai, a cui ci si presentava strisciando, o il re di Cambogia Sihanouk.
Quello che descrive è un mondo in cui “c’era una maniera giusta per fare ogni cosa, un protocollo garbato ma convincente, pieno di sottili allusioni e di sfumature nei gesti e nelle parole che sfuggivano al barbaro straniero”: un mondo che era già alla fine, e al quale l’intervento americano nel Vietnam darà il definitivo colpo di grazia.
Il dragone apparente per numerosi critici è non solo un esempio di magistrale eleganza letteraria, ma uno dei migliori libri di viaggio mai scritti. La sensazione di essere il testimone di un momento fatale della storia permea ogni pagina e rende irripetibile ogni descrizione. Norman Lewis non si fa intimidire da questo senso di fatalità, e compone quello che può essere considerato il suo vero capolavoro.