Pascal Quignard: L'odio della musica
Nella collana "Risonanze", dieci brevi saggi sul rapporto tra musica, dolore, odio e coercizione. Tra mito e storia, un viaggio nel lato oscuro dell’arte dei suoni.
In libreria dal 17 settembre
Le marce militari, il ritmo alienante della produzione industriale, gli altoparlanti che diffondono musica nei campi di concentramento: la pulsazione ritmica e la seduzione melodica possono trasformarsi in un’esperienza dolorosa per l’essere umano? Possono essere portatori di odio e di violenza? La musica può diventare uno strumento di coercizione o rendersi funzionale a un potere autoritario?
È quello che si chiede lo scrittore e sceneggiatore Pascal Quignard, una delle voci importanti della letteratura francese degli ultimi decenni, in un libro che pesca nell’inconscio dell’essere umano per comprendere il lato oscuro dell’arte dei suoni. «Io interrogo i legami che stringono l’essere umano alla sofferenza sonora», scrive Quignard.
Partendo dal mito e dalle narrazioni antiche, dalla violenza delle Baccanti e dalla seduzione delle sirene di Ulisse, spingendosi fino agli usi che i totalitarismi del Ventesimo secolo hanno fatto dell’arte, Quignard mette a nudo la forza perturbatrice e offensiva del suono, al di là della retorica consumistica che ci ha abituato alla sua onnipresenza rassicurante. Un testo denso e profondo, apparso in Francia nel 1996 e subito diventato un classico del pensiero e della letteratura.