Il viale di Chris: la felicità può essere semplice
30 marzo, il giorno in cui Chris diventa maggiorenne. Nessuna festa in vista, però: sua mamma Sylvie ha scelto quella notte per andarsene di casa di nascosto, lasciandolo solo e in balia di se stesso. Chris è un ragazzo “in ritardo”, come dice a chi glielo chiede, e per lui la vita si fa decisamente in salita: come farà a conservare l'appartamento in cui vive? E a provvedere a se stesso, a gestirsi nel mondo?
Nel sobborgo di Montreal in cui vive conosce praticamente tutti, a partire dalla sua padrona di casa che è la prima a offrirgli un lavoro: portiere del condominio. Poi c'è Joe, un tuttofare che lo prende con sé insegnandogli a riparare di tutto e a costruire mensole. Jessica, una ragazza bellissima con grandi ambizioni, ma tarpate da un fidanzato possessivo oltre ogni limite. E Chloe, anche lei alla scuola per disabili, da sempre innamorata di Chris.
Il fatto è che non tutto è rose e fiori, anzi: Joe ha grossi problemi con il gioco d'azzardo, e sarà proprio Chris ad aiutarlo nel momento più difficile. Anche Jessica ha bisogno di un principe azzurro che la liberi dal suo fidanzato, ed è ancora Chris ad andare a prenderla in autobus per riportarla a casa. E c'è il bullo e ladruncolo del quartiere, Luc Boutin, che ha già picchiato parecchia gente e non risparmia umiliazioni nemmeno al ragazzo. Da tutto questo, però, Chris esce ogni giorno più forte, più sicuro, persino più libero dal 'fantasma' della madre e della sua fuga. Soprattutto, è ogni giorno più amato e accolto dalla piccola comunità, che ne apprezza la sincerità e l'affidabilità: dopo tante avventure, quel ragazzo rimasto solo troverà una nuova, vera famiglia.
Il romanzo di Jean-François Sénéchal è un viaggio nella difficoltà del ritardo mentale, affrontato con grande equilibrio: quella di Chris non è una 'favola fortunata' alla Forrest Gump, né una discesa nelle profondità del disagio e della malattia. Per tutte le pagine del libro, passeggiamo fianco a fianco con questo ragazzo buono e sincero, lo ascoltiamo raccontarci per filo e per segno la sua vita con un linguaggio ingenuo e dolce, scopriamo insieme a lui come possa essere contemporaneamente difficilissimo ed estremamente semplice rapportarsi alla vita e agli altri. Chris è il ragazzo “che non ci deluderà mai”, come gli dicono più volte gli abitanti del quartiere che più hanno sofferto, quello a cui dare aiuto ma in fondo anche a cui chiederne, quello pronto a fare qualsiasi cosa per un amico in difficoltà. E se il rovescio della medaglia è l'abbandono della persona che aveva più cara, incapace di reggere la solitudine amorosa e di gestire quel ragazzo così ingombrante lungo la strada della stabilità, per Chris un evento così tragico è in realtà l'inizio di una nuova vita tutta da conquistare.
La felicità sa essere molto più semplice di quanto si pensi. Basta vedere Chris, e perché no: prendere esempio da lui.
L’autobus mi ha lasciato alla fermata della metro Papineau. L’autista mi ha spiegato dov’era la rue Champlain e io sono andato a piedi fino a lì. Dopo, ho seguito i numeri finché ho trovato quello giusto. Mi sono fermato davanti a un edificio piccolo e così vicino alla strada che era quasi sul marciapiede. Ho guardato attraverso una finestra, ma c’erano le tende e non riuscivo a vedere dentro la casa. Avevo paura di suonare, non volevo che mi rispondesse Steven. Tutti avevano paura di lui, e allora ce l’avevo anch’io. Alla fine, ho deciso di suonare e poi correre a nascondermi dietro una macchina. Se veniva Steven ad aprire la porta, rimanevo nascosto. Se invece era Jessica, potevo uscire dal mio nascondiglio.
È stata Jessica ad aprire, che fortuna! Però aveva un grosso cane bianco. Aveva così tanta voglia di uscire che lei non riusciva quasi a trattenerlo, magari voleva mordere la persona che aveva suonato. Io però non guardavo il cane, guardavo Jessica e la sua minigonna e le tette che si vedevano benissimo sotto la maglietta. Jessica guardava di qua e di là facendo dondolare i capelli rossi. Era talmente bella che mi sono dimenticato di uscire dal mio nascondiglio. Stava per richiudere la porta, allora ho gridato il suo nome e mi sono fatto vedere. Il cane mi ha ringhiato contro mostrando i denti.
«Chris? Sei tu, Chris?»
«Sì, sono io.» Mi sono avvicinato a lei, ma non troppo, per via del cane che continuava a ringhiare.
«Che cosa ci fai qui?»
«Sono venuto a prenderti.»
Sembrava sorpresa. All’improvviso si è messa a ridere, con la sua risata bellissima che ha fatto ridere anche me. Dopo, è tornata seria e anch’io ho fatto lo stesso.
«Dai, non scherzare.»
«Tuo papà è ammalato.»
«Questa non è una novità.»
«Vuole vederti prima di essere morto, non dopo.» «È un altro dei suoi trucchi per ottenere quello che vuole. Mio padre è un manipolatore di professione. Come Steven, del resto.»
D’un tratto mi sono reso conto che Steven poteva essere in casa. Forse aspettava solo di saltarmi addosso, come il cane che mi ringhiava contro, però Steven non aveva il guinzaglio. Ho cercato di sbirciare dentro attraverso la porta aperta, ma era tutto scuro. Jessica se n’è accorta, credo, perché mi ha detto di non preoccuparmi.
«Se Steven fosse in casa tu e io non staremmo qui a parlare. Quando uno è possessivo come lui, non ci puoi ragionare.»
«…»
«Lo sai cosa vuol dire “possessivo”?»
«No.»
«È quando vuoi tenere la tua ragazza o il tuo ragazzo tutto per te.»
«Se tu fossi la mia ragazza, anch’io ti vorrei tutta per me.»
«Voi maschi siete tutti uguali, ma tu non potresti mai arrivare ai livelli di Steven. È così geloso che non vuole nemmeno che lavori. Praticamente, sono rinchiusa qui dentro ventiquattr’ore su ventiquattro.»
«Allora vieni via con me.»
«Per andare da mio padre? Bell’affare!»
«Se non vieni con me, Garry non mi dirà le cose che sa su mia mamma.»
«Ah, così ora si è messo a ricattarti! Bene! E comunque, perché ha mandato te? Perché non ha mandato qualcuno più… cioè meno… Perché proprio te?»
«Gli altri non volevano, avevano troppa paura di Steven.»
«E tu non hai paura di lui?»
Io ho fatto il coraggioso. Mi è piaciuto, fare il coraggioso. «No, io non ho paura. Voglio aiutare Garry. E anche te, se posso.»
«Sei un ragazzo generoso, Chris. Ma anch’io ho paura di Steven. Se me ne vado, quando torno rischio di pagarla cara.»
«Allora non tornare.»
«Cosa vuoi dire?»
«Ci sono un sacco di altre case dove vivere. E anche dei motel o altri posti dove restare per meno tempo, se vuoi.»
«Lo so, Chris, ma…»
«Vorrei aiutarti a essere coraggiosa.»
Dev’essere successo qualcosa nella testa di Jessica, perché di colpo ha cambiato espressione.
«La sai una cosa, Chris? Se voglio che la situazione cambi, devo essere io a fare il primo passo. Non credi anche tu?»
Io ho fatto subito sì con la testa, veloce veloce.
«Non posso restarmene chiusa qui dentro per tutta la vita. E poi il fatto che tu sia venuto a trovarmi forse è un segno, un messaggio o qualcosa del genere.»
«Quale messaggio? Quello di Garry?»
«Ma no Chris! Un messaggio della vita, voglio dire. Un messaggio che dice che tutto potrebbe cambiare, se io lo volessi. Sì, forse è così… Forse sei un messaggero, Chris!»
«Ah, non lo sapevo…»
«Okay, è deciso. Il momento è arrivato! È una follia, ma non importa. Aspettami, torno tra due secondi!»
È rientrata in casa con il cane, che nel frattempo aveva smesso di ringhiare. Non so cos’è che fa di preciso un messaggero della vita, ma Jessica sembrava trovarla una cosa molto importante. Ho sorriso e pensato che alla fine stava andando proprio bene, il mio viaggio a Montréal. Quando è tornata, Jessica aveva in mano due borsoni.
«Possiamo andare.»