London Calling. La controcultura a Londra dal ’45 a oggi
Quale magica alchimia ha fatto di Londra una delle città più influenti della scena musicale, artistica e culturale dal 1945 a oggi? E, ancora, quale energia creativa ha reso possibile la trasformazione della capitale di un impero in cilindro e bombetta a polo magnetico della controcultura? Ma soprattutto: perché molte delle cose che oggi ci catturano e con le quali ci siamo formati sono nate a Londra?
Il libro di Barry Miles risponde a queste domande, ma - come è stato scritto sul Sunday Times - è in primo luogo "una lettera d'amore a un'epoca che l’autore ha compreso come nessun altro, a un club di cui conosce la parola d'ordine".
Il rapporto tra la cultura ufficiale e ciò che siamo abituati a definire “underground” è uno dei fili conduttori seguiti da Miles. Sotto il segno delle prime parole pronunciate in radio da quella che sarebbe diventata la BBC, ovvero “London calling”, “Londra sta chiamando”, il racconto prende le mosse dal cosiddetto VE Day, il Giorno della Vittoria in Europa contro i nazisti.
Si procede quasi in sordina, andando in giro per il sottobosco di artisti, pub, librerie, alcolizzati e ruffiani, spogliarelliste e maîtresse della città ancora segnata dalle bombe tedesche. Da un club all’altro, tra una bevuta e l’altra, a poco a poco il microcosmo si popola di grandi figure intorno alle quali orbitano personaggi quasi dimenticati ma fondamentali per dare materia e colore al contesto.
Nella prima parte giganteggiano i nomi di Francis Bacon e Lucien Freud, icone della pittura inglese che Miles racconta senza un briciolo di timore reverenziale, proprio come si è soliti fare con vecchi amici. Ci sono però anche la vita e certamente le opere di “tossici” geniali come Alex Trocchi o di ex eatoniani raffinati e decadenti come il mercante d’arte Robert Fraser, che negli anni d’oro della Swinging London fu l’art-director della copertina dell’LP Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band dei Beatles e fu arrestato in compagnia di Mick Jagger e Keith Richards dei Rolling Stones per possesso di droga.
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Naturalmente, non mancano celebri expat come William Burroughs, Allen Ginsberg e Bob Dylan, che all’inizio dei Sessanta esportavano a Soho e Fitzrovia le loro visioni lisergiche tra reading poetici stralunati e graffianti ballate.
Barry Miles racconta queste e altre avventure, comprese quelle che lo hanno visto protagonista. Un esempio su tutti: fu lui a fondare la libreria Indica di St James’s, quella in cui John Lennon e Yoko Ono si incontrarono per la prima volta.
Il racconto scorre impetuoso come il Tamigi in piena, tra flussi e reflussi, portando con sé stimoli e materiali che è impossibile circoscrivere, compresa l’esplosione del punk (e dei Clash, la cui musica vibra nel titolo stesso del libro) e il giro di vite dell’era thatcheriana. Approda agli inizi del nuovo Millennio, senza esaurire né bruciare le proprie energie. Proprio come la Londra di oggi, nella quale, ricorda l’autore, è ancora possibile ritrovare tutte le memorabili tracce degli ultimi decenni. Senza nostalgia o cadute malinconiche, perché non ne hanno di certo i vecchi hippy che si incontrano tuttora a Notting Hill o i punk che calpestano con sprezzo l’asfalto di King’s Road.
L’indice analitico e la suddivisione in capitoli creano un ordine nel flusso aneddotico e nei lunghi decenni coperti dal libro. Fanno di London Calling un testo che può essere gustato seguendo l’ispirazione, l’estro e i propri gusti, frugando tra i personaggi, i generi artistici, i suoni, le parole, i tentativi, i fallimenti, gli happening e i brucianti successi di 50 anni di chiamate piene di risposte.
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