Musica per pianoforte negli Stati Uniti
Tre secoli di fortuna pianistica nella storia americana raccontati da uno dei massimi interpreti del nostro tempo. Il nuovo libro della neonata collana Contrappunti non è un'enciplopedia e nemmeno un ponderoso saggio musicologico, anche se di questi generi possiede alcuni dei più nobili tratti: è piuttosto un invito a considerare l'enorme varietà e il valore di ciò che gli Stati Uniti hanno saputo produrre negli ultimi tre secoli in ambito pianisitico e in quello della cosiddetta musica colta.
Emanuele Arciuli, pianista di fama internazionale che ha debuttato negli Stati Uniti nel 1998 (al Corbett Auditorium di Cincinnati) e che ha saputo costruire negli anni un proficuo rapporto non solo con la musica ma anche con i compositori di quel paese, in Musica per pianoforte negli Stati Unitiesplora in modo organico e appassionato un territorio sterminato come le grandi praterie americane. Un territorio nel quale, un po' come nella Monument Valley, affiorano colossi e capisaldi come Ives, Gershwin, Cage, Bernstein e Adams, ma che regala anche numerosi e memorabili incontri con compositori considerati minori ma sempre in grado di lasciare una traccia.
In questo libro che può essere letto in modo continuativo o consultato come un agile enchiridio, Arciuli mostra come la musica colta americana abbia saputo svilupparsi secondo direttrici autonome rispetto a quella europea, modellandosi attraverso il continuo confronto con mondi sonori della più varia provenienza – la musica popolare delle diverse comunità di immigrati, il ragtime, il jazz, il musical, il blues, il rock, le molte facce della cosiddetta world music. Soprattutto, però, l'autore mette in evidenza come il pianoforte possa essere lo strumento ideale non solo per condurre il lettore al piacere dell'ascolto o dell'esecuzione, ma anche per addentrarsi nel turbine di energia creativa che, avviatosi ai tempi della Secessione, continua a riverberarsi ben oltre i confini musicali americani.
A rendere più coinvolgente la lettura contribuiscono le sette interviste rivolte ad altrettanti pianisti vicini al repertorio musicale statunitense che fanno da intermezzo ai capitoli del libro.