Remixing, viaggi nella musica del XXI secolo

Musica

Remixing, viaggi nella musica del XXI secolo

L’avvento del digitale ha sconvolto in profondità la scena musicale mondiale, causando una molteplicità di eventi cataclismatici ed epocali come il crollo del mercato discografico, il trionfo della pirateria, l’avvento dello streaming e un generalizzato cambiamento delle abitudini di ascolto e di fruizione della musica.

Troppo spesso ci si riferisce a questa svolta come alla fine di una civiltà musicale: il giovane ma già famosissimo dj e scrittore americano Jace Clayton, meglio conosciuto con il nome d’arte DJ/RUPTURE ci racconta invece tutta un’altra storia. Il mondo della musica non è mai stato così vitale e creativo, anche se la sua ricchezza spesso sfugge al racconto dei vecchi media, e la sua creatività si esercita con mezzi tutt’altro che convenzionali.

Per dimostrarcelo, Clayton ci porta a spasso per il pianeta seguendo le tracce di un suono o di un software musicale, dai party sfrenati dei teenager messicani agli studi di registrazione in cui incidono le star del pop marocchino, dai negozi di vinili per collezionisti di Tokyo alle periferie delle megalopoli di Congo e Nigeria, da una casa di Beirut piena di vecchi dischi di celluloide a un rave party di Tel Aviv.

Un libro che spinge a ripensare da zero il concetto di tradizione musicale e di World Music, e che soprattutto sprizza vitalità e fiducia nel futuro da ogni pagina.

 

Hanno detto di Remixing

In Uproot, Clayton prova a tracciare una mappa delle infinite possibilità che il propagarsi della cultura digitale in tutto il mondo sta offrendo alla musica. In un ecosistema in cui la musica è sempre più difficilmente monetizzabile, Clayton ci suggerisce di guardare al bicchiere mezzo pieno: le voci che corrono, i file che girano, i campionamenti, i mashup, i remix anonimi, tutta questa massa di musica informale, semilegale o illegale, semilavorata, abbozzata, non finita, è un potentissimo fertilizzante della creatività. E, cosa più importante, è un flusso di suoni, di pratiche, di idee, che demolisce la nostra idea anglocentrica o eurocentrica della pop music. L’impollinazione ormai avviene ovunque.

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Clayton, pur avendo le idee chiarissime su molte cose e professando una totale apertura al digitale ha deciso di riversare queste sue riflessioni in un formato decisamente antico come quello di un tradizionale libro di carta. “Ho scritto un libro perché avevo molte cosa da dire” risponde ridendo e aggiunge “Il libro è l’esempio di una tecnologia che è stata di grande successo per molti secoli, è come fosse la realtà virtuale originale oltre che facile da condividere [...] Penso che il libro sia una tecnologia che si muove più lentamente della maggior parte dei media che consumiamo. La stessa cosa succede per i dischi: la testardaggine del supporto fisico a volte può essere una cosa favolosa”.

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