Storia dell'opera, la complessità dell'esperienza umana
Uno spettacolo in cui tutti cantano per tutto il tempo, o quasi; una forma d'arte inverosimile, bizzarra, costosissima; un mondo concentrato sulla ripetizione dei classici, sul passato più che sul presente, fatto di voci tonanti, trucco pesante, gesti enfatici e sontuose scene di cartapesta. L'opera è anche tutto questo.
Ma allora perché in tutto il mondo un pubblico enorme, , senza distinzioni di età, sesso o livello sociale si ostina ad affollare i teatri? Perché artisti di immenso talento dedicano le loro vite a interpretarla, studiarle e discuterla? Perché uno spettacolo così artefatto resiste da secoli e sembra capace di comunicare emozioni tanto pure, violente, e sincere al di fuori del tempo e dello spazio geografico? E perché l'opera è considerata l'unica forma di musica "classica" in crescita di spettatori, benché nell'ultimo secolo il torrente di nuove creazioni, che un tempo costituiva la sua linfa vitale, si sia ridotto a un rigagnolo?
Due dei migliori studiosi della scena mondiale ci aiutano a trovare le risposte a questi e molti altri interrogativi attraverso il racconto degli ultimi quattrocento anni di storia teatrale e musicale, da Monteverdi a Thomas Adès. Un libro pieno di idee, di esempi, di riferimenti inaspettati e di confronti con le altre arti e con il mondo dello spettacolo; non un semplice manuale, ma un testo da cui si impara moltissimo, attraversato da una passione e una competenza magistrali. Un lavoro che spinge la storia dell'opera fuori dalle teche del museo e dalle aule universitarie, per trasformarla nella migliore guida attraverso gli immensi giacimenti di emozioni che quest'arte ha accumulato nei secoli.